Francesco Bosso, (Italy, 1959) è uno dei principali interpreti italiani del paesaggio e della natura selvaggia in bianconero.

La sua meticolosa ricerca mira ad isolare forme ed elementi naturali in luoghi incontaminati, dove il silenzio è signore assoluto, un mix di “atmosfere” e profondità di pensiero, concetti  che cerca sempre di esprimere in modo sussurrato, non urlato, volendo mettere a proprio agio l’osservatore.

“Il paesaggio è in realtà una visione dove si fondono in un unicum atmosfere e stati d’animo” afferma l’autore, ispirato dalla poesia di Walt Whitman e da un approccio orientale, quasi shintoista

La sua elaborazione visiva e la straordinaria padronanza della tecnica di ripresa in grande formato  e il virtuosismo in camera oscura, utilizzando procedimenti esclusivamente analogici, gli consentono di ottenere opere fotografiche caratterizzate da intense sfumature di bianconero e profondità nei contrasti tonali.

Le sue opere sono caratterizzate da una sorta di integralismo concettuale e creativo,  in costante tensione tra profondità analitica, creazione e spirito riduzionista, sottoponendole a un lavoro di ossessiva sottrazione, riducendo le scene ai minimi termini,  perché il superfluo diventa caos, confusione,  sovvertendo il contesto contemporaneo che va in tutt’altra direzione.

Dopo anni dedicati alle ricerche etnografiche in diversi Paesi africani e in Cina – documentati nei due libri fotografici Swahili – African Portraits e China Crossing, il paesaggio naturale diviene il centro delle sue riflessioni, degli studi  sugli effetti della luce, sviluppando un approccio profondo con il mezzo fotografico ed un controllo totale del processo, cercando in questo modo di trasferire allo spettatore qualcosa in più che vada oltre la mera immagine.

Nel 2014 espone le sue opere al Museo delle Arti Visive di Spoleto, l’imponente mostra è la somma di quasi 8 anni di lavoro e rappresenta un bellissimo viaggio nell’astrattismo tra fotografia panoramica e materia pittorica.

Nel 2015 Bosso partecipa alla 56^ edizione della Biennale di Venezia dove esporrà l’imponente trittico “ARRAYS” nell’ambito della mostra Present Nearness.

Le sue opere fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche, mentre i suoi progetti espositivi sono stati ospitati in istituzioni nazionali e internazionali come il Museo Camera di Torino, Museo Pignatelli di Napoli, Museo Pino Pascali di Polignano, Museo delle Arti Visive di Spoleto, Centro Culturale Candiani (Venezia), Museo Nazionale della Fotografia (Brescia), Cultural Centre Museum di Hong Kong, M50 Space Gallery di Shanghai, oltre ad importanti mostre personali a Monaco di Baviera, Parigi, Karlsrhue e Bruxelles.

Francesco Bosso (Italy, 1959) is one of the leading Italian black-and-white photographers of landscape and the wildness of nature.

His meticulous artistic investigation is aimed at isolating natural forms and elements in untouched places, where silence reigns supreme—a mix of “atmospheres” and deep thinking, concepts that he consistently attempts to express in a whisper, rather than a roar, in an attempt to put the observer perfectly at ease.

“A landscape is in reality a vision in which atmospheres and states of mind melt together in something unique”, the artist affirms, inspired by the poetry of Walt Whitman and by an Asian, almost Shintoist approach.

His visual conceptualisation, his extraordinary mastery of large-format photos, and his virtuosity in the darkroom allow him to produce photographic works characterised by intensely nuanced gradations of black and white and exceptional depth of tonal contrasts.

His works reveal a kind of theoretical and creative fundamentalism, in constant tension with analytical depth, the act of creation, and a reductionist spirit. These undergo a process of obsessive subtraction, reducing scenes to their bare minimum, since the superfluous becomes chaos and confusion. The photos subvert our contemporary context, which goes in an entirely different direction.

After years devoted to ethnographic research in China and many African countries—documented in two books of photographs, Swahili: African Portraits and China Crossing—he turned to the natural world as the foundation for his thinking, of his studies of the effects of light, developing a deep approach to photography and total control of the photographic process that allow him to transfer to the viewer something more that goes beyond a mere image.

In 2014, his works were exhibited at the Museo delle Arti Visive in Spoleto. This impressive show was the culmination of almost eight years of work and represented a magnificent voyage in abstraction, integrating panoramic photography and pictorial subject matter.

In 2015, Bosso participated in the 56th edition of the Venice Biennale, in which he presented his imposing triptych “Arrays” as part of the exhibition Present Nearness.

His works are included in important public and private collections, and exhibitions of his photos have been mounted by national and international institutions like Camera Museum in Torino, Pignatelli Museum in Napoli, Pino Pascali Museum in Polignano, Visual Art Museum in Spoleto, Candiani Cultural Center in Venice, National Museum of Photography in Brescia, as well as the Cultural Centre Museum in Hong Kong, and the M50 Space Gallery in Shanghai. He has also had noteworthy solo shows in Munich, Paris, Karlsruhe, and Brussels.