La 56esima edizione della Biennale di Venezia è alle porte, OraZero ha intervistato in anteprima uno dei fotografi italiani protagonisti dell’evento: Francesco Bosso, ecco come si è presentato a noi:
Bosso ama definirsi un “interprete della natura selvaggia in bianco e nero”; l’artista si presenta a noi come fotografo e viaggiatore, da sempre ispirato da grandi maestri americani come Edward e Brett Weston, e collaboratore di John Sexton e Alan Ross. Al ritorno dal suo ultimo viaggio alle Hawaii ci presenta il suo progetto dal titolo “The beauty between order and disorder”, realizzato in onore delle Biennale di Venezia alla quale parteciperà con un’opera inedita e un parallela mostra personale.

La nostra intervista al fotografo inizia proprio con una domanda riguardante i suoi maestri e fonti di ispirazione. Bosso ci risponde così:

“E’ stato l’incontro con Kim Weston, nipote del grande Edward, a farmi innamorare della fotografia in bianco e nero e a darmi il via all’amore per il Paesaggio e le sue rappresentazioni naturali.”

Quali sono stati i tuoi primi lavori?

Tutte le mie opere hanno come focus la ricerca di elementi particolarmente suggestivi in luoghi incontaminati. Tra i miei lavori precedenti sicuramente vi è “Swahili – African Portraits”, per il quale sono partito con il preciso progetto di fotografare delle tribù in via di estinzione stanziate in vari luoghi del Continente come la Tanzania, Kenia, Zimbawe e Sudafrica.

Dopo L’Africa ho viaggiato per diversi anni in Cina alla ricerca delle minoranze etniche che ho fotografato e pubblicato in China Crossing. Poi sono andato negli States, ed è lì che ho cambiato radicalmente il soggetto dei miei scatti virando verso la ripresa esclusiva del paesaggio naturale.

Che cosa ha determinato questo cambiamento?

E’ stato sicuramente l’incontro con la cultura della Fotografia americana e con alcuni grandi maestri come John Sexton e Alan Ross, le loro foto in bianco e nero della natura sono state per me una grande fonte di ispirazione. Così è nata la serie Americas, dove si nota il mio cambio nel modo di riprendere il soggetto, passando da uno scatto veloce di volti ad un ritratto panoramico eseguito con pazienza e tempi di attesa lunghissimi. Vi stato poi il mio viaggio in Islanda, dal quale deriva la serie After Dark, basata su uno studio della luce crepuscolare e del gioco naturale delle luci ed ombre. Da queste mie esperienze è scaturita in me un’insita necessità di cogliere il paesaggio nella sua veste più intima, per fare ciò, però, ci vogliono molta pazienza, tanta attesa e…lunghi silenzi! C’è da dire che i tempi di realizzazione delle mie foto sono dovuti alla particolare macchina fotografica che utilizzo.

Che fedele camera ti accompagna? Perché è così determinante per le tue foto?

Io lavoro in analogico su banco ottico. Ciò significa che  non uso rullini ma grandi piastre dove è la luce stessa ad incidere l’immagine direttamente. Ogni scatto dunque è lungamente pensato, atteso e calibrato. Per fare una sola foto il tempo medio è di 20 minuti…una gran bella differenza da chi scatta in digitale! Inoltre utilizzo solamente materiali di alta qualità, preziosi al punto da essere sempre più rari come le carte baritate.

A questo punto della conversazione capiamo perché le opere di Bosso siano caratterizzate da un qualche cosa di spirituale e zen, da atmosfere mistiche che vanno oltre la ripresa di un paesaggio sublime dalle evocazioni romantiche. La fotografia di Bosso, infatti, non mira solamente a conferire una perfetta composizione naturalistica, ma essa è circondata da un’aurea di concentrazione e meditazione, ove ad emergere non è più il soggetto ritratto ma il silenzio che lo avvolge.

Il silenzio meditativo del fotografo è ben udibile nella serie White World ove gli elementi naturali di alberi e rocce emergono da una densa foschia e si stagliano su di uno sfondo bianco, i quali ricordano il pennello di artisti nipponici del XV secolo, come ad esempio Sesshū Tōyō (immagine del paravento sottostante) o lo stile pittorico monocromatico orientale del sumi-e.

Perché hai scelto questo titolo per la tua ultima mostra? Nella tua estetica che peso hanno ordine e disordine?

Il titolo è stato scelto in relazione ad uno dei temi della Biennale che si aprirà a Venezia il 9 maggio. Presso la Sala del Tiziano nel contesto della mostra “PresentNearess” presenterò un’opera inedita scattata durante il mio ultimo viaggio ad Hawaii, ove ho scattato circa 100 preziosissime foto in analogico (e sono molte!). In accordo con il tema della Biennale “All the World’s Futures” proposto dal  curatore generale della Biennale di Venezia, Okwui Enwezor, ho scelto di rappresentare il disordine di un paesaggio naturale marino, il quale tende sempre all’ordine, come una reminiscenza inconscia dell’attesa della quiete dopo la tempesta.

Mentre presso il Centro Culturale Candiani di Venezia presenterò una personale sul tema ordine-disordine che ripercorre il mio percorso fotografico dalla origini ad oggi in più di 60 fotografie.

Ringraziamo Francesco Bosso con la promessa di rivederci a Venezia a scoprire la sua opera ancora inedita scelta per la 56esima Biennale.

Dove possiamo ammirare le opere di Bosso?

Presso il Centro Culturale Candiani-Direzione Attività Culturali e Turismo

– Comune di Venezia –

8 maggio –28 Giugno 2015 (opening 7 maggio ore 18)

Centro Culturale Candiani – Venezia-Mestre

A cura di Walter Guadagnini

&

Alla 56esima Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia

Francesco Bosso all’interno della mostra “Present Nearness”

a cura di Susan Mains e Francesco Elisei

9 maggio – 22 novembre 2015

Sala Tiziano – Venezia

Fonte: orazero.com