Alive

Francesco Bosso

ALIVE

“Gli ulivi di Puglia protagonisti di un progetto fotografico nato dalla passione per la Terra e dalla necessità di sensibilizzare al tema della tutela ambientale”

un progetto espositivo in collaborazione con la Fondazione Sylva – Lecce

18 Luglio 2023 – 30 Ottobre 2023
PALAZZO OGNISSANTI – Via Banchina al Porto 8/6  Trani (BT)
Opening Rooftop Ognissanti martedì 18 Luglio ore 18
interverrano Dott. Rocco Fusco general manager Ognissanti, l’Autore Francesco Bosso, Fondazione Sylva

Trani, 06 Luglio 2023. Un viaggio intrapreso da anni tra i palcoscenici dei meravigliosi ulivi di Puglia: quelli del Nord ancora maestosi, forgiati dalle forze della natura nel corso dei secoli, e quelli secchi del Salento, distrutti irreversibilmente dalla Xylella.

Con ALIVE ancora una volta il fotografo Francesco Bosso torna a dare voce a un tema per lui centrale: la passione per la Terra, il rispetto dei luoghi e la necessità di stimolare più persone possibili allo sviluppo di un’attitudine per la tutela della Natura, degli ecosistemi e della biosfera terrestre con il suo fragile equilibrio.

Nato nel 2021 in collaborazione con la Fondazione Sylva – testimone del drammatico degrado ambientale subito dal Salento negli ultimi 10 anni, cui ha contribuito molto l’epidemia da Xylella che ha devastato migliaia di ettari di uliveti – Francesco Bosso con il progetto ALIVE presenta alcuni scatti realizzati in Puglia, un racconto di speranza e resilienza, di ripartenza dopo un disastro.

Siamo onorati e felici di collaborare con Francesco Bosso uno dei principali fotografi italiani – ha dichiarato il Presidente di Fondazione Sylva Luigi de Vecchiessendo pugliese ha potuto testimoniare in prima persona il flagello operato dalla Xylella sugli ulivi salentini. Lo ringraziamo per la sua sensibilità su questo tema e per la sua generosità.

Una sensazione terribile che avevo già vissuto nell’Artico nel 2015 – racconta Bossoquando ho fotografato gli Iceberg nell’ambito del mio progetto Last Diamonds, gli ultimi gioielli che la calotta polare ci stava offrendo, sotto la minaccia del riscaldamento globale e quindi della fusione irreversibile”.

Ognissanti , l’incantevole luogo espositivo è molte storie. Quella di un palazzo del Settecento che ha preso nuovo vita nel 2021, dopo molteplici restauri, dopo aver combinato idee creative capaci di esaltare le pietre del passato con tocchi di modernità.

Recupera il suo nome dalla Chiesa dei Templari a cui pone il fianco.

Ognissanti è il Pino che pone le sue salde radici nella corte per svettare all’ultimo piano fino a toccare il cielo, diventando punto d’orientamento dal mare e dalla terra ma anche simbolo di attenzione all’ambiente in cui la sostenibilità, è uno dei valori di Ognissanti ma anche di tutto il gruppo Alegra.

Ognissanti è la cornice di molteplici eventi: culturali, musicali, gastronomici, sensoriali, linfa vitale del palazzo.

La storia di un palazzo che si sviluppa su tre piani, ognuno pensato per diverse esperienze: Boutique Hotel, Luce il Ristorante, Acqua, il Centro Benessere, il Rooftop il lounge bar estivo e Ognissantino il cocktail bar.

L’autore Francesco Bosso, fotografo di paesaggio formatosi alla scuola americana dei Weston e di Ansel Adams, padri fondatori della fotografia paesaggistica, Francesco Bosso lavora esclusivamente in bianco e nero, scattando su pellicola di grande formato con banco ottico e stampando personalmente tutte le opere su carta baritata alla gelatina d’argento con trattamento al selenio, utilizzando esclusivamente un processo artigianale.

Francesco Bosso, (Barletta, 1959) è uno dei principali interpreti italiani del paesaggio e della natura selvaggia in bianconero. La sua ricerca mira a isolare forme ed elementi naturali in luoghi incontaminati, dove il silenzio è signore assoluto, un mix di “atmosfere” e profondità di pensiero: concetti espressi in modo sussurrato, non urlato, mettendo a proprio agio l’osservatore.

Dopo anni dedicati alle ricerche etnografiche in diversi Paesi africani e in Cina, nel 2012 il paesaggio naturale diviene il centro delle sue riflessioni con la pubblicazione del volume White World, dedicato alle mille declinazioni e densità del bianco in natura. Nel 2014, con la pubblicazione del catalogo GOLDEN LIGHT, presenta una serie di scatti della terra islandese: immagini molto contrastate con spettacolari tagli di luce. È sulla spinta delle forti emozioni nate da un viaggio ai confini dell’Artico e dall’incontro straordinario con alcuni abitanti Inuit, che Bosso realizza un’intera serie dedicata agli iceberg: veri e propri gioielli “galleggianti”, presentati in bianco nero immortalandone i contorni scolpiti dal vento e dall’oceano, eleganti come statue, scaldati dalla luce, immobili nella loro inesorabile mutevolezza. Nasce così la serie Last Diamonds, raccolta in un volume edito da Skirà.

Nel 2015 partecipa alla 56^ edizione della Biennale di Venezia esponendo l’imponente opera “ARRAYS” nell’ambito della mostra PRESENT NEARNESS.

Le sue opere fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche, mentre i suoi progetti espositivi sono stati ospitati in istituzioni nazionali e internazionali come il Palazzo delle Stelline di Milano, il Museo di Villa Pignatelli a Napoli, il Museo delle Arti Visive di Spoleto, il Museo Pino Pascali di Polignano, Camera a Torino, il Centro Culturale Candiani di Venezia, il Museo Nazionale della Fotografia di Brescia, il Cultural Centre Museum di Hong Kong, M50 Space Gallery di Shanghai.

Fondazione Sylva (https://fondazionesylva.com/) è nata a Tricase (LE) nel marzo 2021 con lo scopo di rigenerare il paesaggio attraverso il rimboschimento. Composta da un gruppo di persone che ama il Salento, allarmate per le conseguenze socioeconomiche, sanitarie e paesaggistiche causate dalla Xylella e successivamente dalla pandemia. L’ obiettivo è quello di contribuire a rigenerare il paesaggio salentino distrutto dalla Xylella attraverso progetti di rimboschimento: oltre a restituire la sua naturale fisionomia al paesaggio, promuovere la piantumazione di moltissimi alberi può garantire nel breve termine quell’assorbimento di Co2 che appare vitale per limitare l’aumento della temperatura e i danni ambientali che, a catena, discendono dal cambiamento climatico.

Ufficio stampa:

OGNISSANTI
https://ognissanti.eu
+39 0883 1750000
Via Banchina al Porto 6/8
info@ognissanti.eu


FRANCESCO BOSSO PHOTOGRAPHY
www.francescobosso.com
info@francescobosso.it
+39 335 8111122

 


Smith Davidson Gallery

“A landscape is in reality a vision in which atmospheres and states of mind melt together in something unique”

SmithDavidson Gallery is pleased to announce the new collaboration with Italian photography artist Francesco Bosso. Bosso is one of the most important landscape photographers in the country and his mesmerising large scale works are a striking reminder of both the beauty and fragility of the nature around us.
His works will be presented by SDG at Photo London in May and a new project by the artist will be released in 2022.

Water Wall, Iceland
2012

Silver gelatine print
90 x 120 cm
Edition 9

Francesco Bosso (Italy, 1959) is one of the leading Italian black-and-white photographers of landscape and the wildness of nature.

His meticulous artistic investigation is aimed at isolating natural forms and elements in untouched places, where silence reigns supreme—a mix of “atmospheres” and deep thinking, concepts that he consistently attempts to express in a whisper, rather than a roar, in an attempt to put the observer perfectly at ease.

“A landscape is in reality a vision in which atmospheres and states of mind melt together in something unique”, the artist affirms, inspired by the poetry of Walt Whitman and by an Asian, almost Shintoist approach.

His visual conceptualisation, his extraordinary mastery of large-format photos, and his virtuosity in the darkroom allow him to produce photographic works characterised by intensely nuanced gradations of black and white and exceptional depth of tonal contrasts.

His works reveal a kind of theoretical and creative fundamentalism, in constant tension with analytical depth, the act of creation, and a reductionist spirit. These undergo a process of obsessive subtraction, reducing scenes to their bare minimum, since the superfluous becomes chaos and confusion. The photos subvert our contemporary context, which goes in an entirely different direction.

After years devoted to ethnographic research in China and many African countries—documented in two books of photographs, Swahili: African Portraits and China Crossing—he turned to the natural world as the foundation for his thinking, of his studies of the effects of light, developing a deep approach to photography and total control of the photographic process that allow him to transfer to the viewer something more that goes beyond a mere image.

In 2014, his works were exhibited at the Museo delle Arti Visive in Spoleto. This impressive show was the culmination of almost eight years of work and represented a magnificent voyage in abstraction, integrating panoramic photography and pictorial subject matter.

In 2015, Bosso participated in the 56th edition of the Venice Biennale, in which he presented his imposing triptych “Arrays” as part of the exhibition Present Nearness.

His works are included in important public and private collections, and exhibitions of his photos have been mounted by national and international institutions like Camera Museum in Torino, Pignatelli Museum in Napoli, Pino Pascali Museum in Polignano, Visual Art Museum in Spoleto, Candiani Cultural Center in Venice, National Museum of Photography in Brescia, as well as the Cultural Centre Museum in Hong Kong, and the M50 Space Gallery in Shanghai. He has also had noteworthy solo shows in Munich, Paris, Karlsruhe, and Brussels.

Apocalyptic, Iceland
2013

Silver gelatine print
90 x 120 cm
Edition 9

Diamond #4, Greenland
2015

Silver gelatine print
90 x 120 cm
Edition 9

Embrace, Puglia
2021

Silver gelatine print
120 x 90 cm
Edition 9


Alive

Francesco Bosso
ALIVE

Gli ulivi di Puglia protagonisti di un progetto fotografico nato dalla passione per la Terra e dalla necessità di sensibilizzare al tema della tutela ambientale un progetto espositivo e di raccolta fondi realizzato in collaborazione con la Fondazione Sylva

24 luglio – 30 settembre 2021
Castello di Tutino, Tricase (LE)

Ufficio stampa
Lara Facco P&C
Viale Papiniano 42 | 20123 Milano
T. +39 02 36565133 | E. press@larafacco.com
Lara Facco | M.+39 349 2529989 | E. lara@larafacco.com Marta Pedroli | M. +39 347 4155017 | E. marta@larafacco.com

Art Consultant
Francesca Malgara
T. +39 335 5497670 | E. f.malgara@gmail.com IG: icollectphotography

Fondazione Sylva
Anna Piccinni
info@fondazionesylva.com
+39 3493679423

Per info e Dati tecnici : https://fondazionesylva.com/artwork/

Lecce, 13 luglio 2021. Un viaggio intrapreso da anni tra i palcoscenici dei meravigliosi ulivi di Puglia: quelli del Nord ancora maestosi, forgiati dalle forze della natura nel corso dei secoli, e quelli secchi del Salento, distrutti irreversibilmente dalla Xylella. Con ALIVE ancora una volta il fotografo Francesco Bosso torna a dare voce a un tema per lui centrale: la passione per la Terra, il rispetto dei luoghi e la necessità di stimolare più persone possibili allo sviluppo di un’attitudine alla tutela della Natura e dei processi ecologici.
Nato in collaborazione con la Fondazione Sylva – testimone
ALIVE raccoglie alcuni scatti realizzati in Puglia esposti da
Sabato 24 luglio al 30 settembre 2021 al Castello di Tutino, a Tricase in provincia di Lecce.
“Siamo onorati e felici di collaborare con Francesco Bosso uno dei principali fotografi italiani – ha dichiarato il Presidente di Fondazione Sylva Luigi de Vecchi – essendo pugliese ha potuto testimoniare in prima persona il flagello operato dalla Xylella sugli ulivi salentini. Lo ringraziamo per la sua sensibilità su questo tema e per la sua generosità.”
“Una sensazione terribile che avevo già vissuto nell’Artico – racconta Bosso – quando ho fotografato gli Iceberg battezzandoli poi come Last Diamonds, gli ultimi gioielli che la calotta polare ci stava offrendo, sotto la minaccia del riscaldamento globale e quindi della fusione irreversibile”.
Fotografo di paesaggio formatosi alla scuola americana dei Weston e di Ansel Adams, padri fondatori della fotografia paesaggistica, Francesco Bosso lavora esclusivamente in bianco e nero, scattando su pellicola di grande formato con banco ottico e stampando personalmente tutte le opere su carta baritata alla gelatina d’argento e trattamento al selenio, con un processo artigianale.


PRIMITIVE ELEMENTS

PRIMITIVE ELEMENTS
Museo Villa Pignatelli – Casa della fotografia
A cura di Filippo Maggia
Napoli, dal 15 Ottobre 2020 al 6 Gennaio 2021
Dal 22 Ottobre al 14 Dicembre 2019
Opening 22 Ottobre - H. 19.00
GALLERIA DELLE STELLINE
C.so Magenta 59 - Milano
A cura di Filippo Maggia


VIANDANTI A SUD - PINO PASCALI MUSEUM

VIANDANTI AL SUD

Dal 5 Luglio fino al 15 Settembre 2019
Fondazione Pino Pascali
Via Parco del Lauro 20
70044 Polignano a Mare


WATERSCAPES

WATERSCAPES

OPENING MONACO DI BAVIERA ON 14/09/18


A WHITE TALE

A WHITE TALE

FONDAZIONE MUSEO PINO PASCALI
POLIGNANO A MARE

Al Museo Pino Pascali, la doppia personale che mette in dialogo uno scultore, Iginio Iurilli e un fotografo, Francesco Bosso, intorno al concetto di bianco, inteso come elemento assoluto, trascendente.

La Fondazione Museo “Pino Pascali” di Polignano a Mare dedica una doppia personale – che inaugurerà sabato 25 febbraio alle ore 19 – a Iginio Iurilli e Francesco Bosso. Intitolata A White Tale, la mostra si configura nel salone centrale del Museo come un dialogo tra uno scultore, Iginio Iurilli e un fotografo, Francesco Bosso, intorno al concetto di ‘bianco’, inteso come assoluto, trascendente, spirituale. Iurilli lavora sul concetto di materia espansa con sculture di polveri di marmo, gesso, sale marino, costruendo un alfabeto linguistico mediterraneo.

Bosso presenta, invece, una visione minimalista, mostrando il paesaggio in una sublime semplicità. Immagini di una natura in cui il concetto di sacro si dissolve lentamente nel biancore della purezza. La mostra è a cura di Antonio Frugis e il catalogo ospita un saggio del critico Walter Guadagnini. Scrive Rosalba Branà in catalogo “Il mare, l’acqua, il sale sono gli elementi che compongono il dialogo tra uno scultore e un fotografo, un dialogo muto che fa pensare al personaggio di Baricco in ‘Oceano Mare’, Plesson, il quale dipinge il mare con l’acqua di mare e quando sulla tela anche le leggere ombre d’acqua lasciate dal pennello si asciugano e ritorna il bianco, si viene immersi in un silenzio illimitato…” Ora, il bianco si afferma anche come filo conduttore di un'intera mostra, White Tale, con un leggero ma significativo cambiamento rispetto al titolo di uno dei volumi più impegnativi dell'autore, quel White World pubblicato nel 2013 e considerabile come primo capitolo di una trilogia della natura caratterizzata dalla dialettica tra ordine e disordine. Un piccolo cambiamento linguistico, ma che sottende un'evoluzione non tanto della poetica di Bosso, quanto del rapporto tra il fotografo e i propri soggetti. Ancora una volta, è il caso di riandare a uno dei modelli riconosciuti dell'artista, Ansel Adams, che a partire da una lettura del paesaggio in chiave di documentazione prima e di interpretazione poi, è giunto a un impegno totale, di vita, nei confronti del parco nel quale operava: una presa di coscienza che passa attraverso la fotografia, e che ad essa ritorna modificandone gli accenti. Bosso non legge ormai più le formazioni bianche che incontra lungo il suo percorso come semplici, seppur mirabolanti, frammenti di un mondo che la fotografia può al tempo stesso ridare e reinventare; le legge invece come favole, come proiezioni di una realtà nel campo della fantasia.

Ma questo non accade perché il fotografo abbia deciso di allontanarsi dalla realtà, anzi, è proprio la coscienza della drammatica situazione in cui versa il pianeta a portare la selezione delle opere verso una mediata – ma non per questo meno efficace – funzione di testimonianza. E' uno dei paradossi di cui si nutre oggi questa fotografia, che si presenta come fuori dal tempo, come apparizione di una sospensione spazio-temporale, e allo stesso tempo punta il dito sulla contingenza più smaccata, sulla vera e propria attualità di un tema che dovrebbe (e purtroppo non è), essere al centro di ogni decisione presa dall'umanità, almeno da questo momento in avanti, quando i dati sul rischio di sopravvivenza del pianeta non sono più archiviabili come eccessi di allarmismo di scienziati in cerca di pubblicità. Ecco, Bosso non cambia le proprie immagini, non cambia il proprio linguaggio, ciò che è stato scritto sulla sua fotografia rimane valido anche oggi; eppure, i soggetti degli ultimi scatti parlano in modo diverso, raccontano una storia diversa, vengono percepiti secondo una differente prospettiva. Guardare oggi quegli iceberg significa guardare un mondo che va scomparendo, o forse proprio il mondo che va scomparendo.

La visione non può più essere pacificata (se mai lo è stato in questa fotografia), porta con sé la coscienza non tanto di una perdita, quanto di un rischio. Ancora, è il sublime, ma questa volta, in questo frangente, è un sentimento che non nasce solamente dalla dismisura, nasce anche dall'inquietudine. Un'inquietudine generata dalla bellezza, qui sta il paradosso di queste immagini, nelle quali peraltro si dimostra una volta di più come la fotografia possa giocare le proprie carte attraverso la molteplicità di significati che possono legarsi a un'immagine, persino indipendentemente dal contesto. In questo senso, assieme alla lezione di Adams, non può non venire alla mente anche quella, diversa per impostazione e risultati, ma non così distante negli intenti etici e nelle risoluzioni tecniche, di Sebastiao Salgado. Senza dubbio il fotografo brasiliano ha un'impostazione dichiaratamente ideologica, che guida il suo percorso sin dalle origini, e che si evidenzia nella dominante presenza umana all'interno delle sue immagini; però è anche vero che comune ai due è una visione della fotografia che passa attraverso l'assunzione della bellezza, che comunica attraverso di essa le più differenti concezioni della realtà, del mondo nella sua complessità (e non va dimenticato che comunque, pur in assenza di intenzionalità socio-politiche, lo stesso Bosso ha fotografato, all'inizio della sua ricerca, luoghi e persone, anche meno estremi di quelli che predilige oggi). Come se, in qualche modo, il confronto con la natura oggi non possa che risolversi in una presa di coscienza, non possa più confidare solo sul fascino, indubbio e irrinunciabile, dei soggetti prescelti, ma debba (e voglia) diventare anche qualcosa di altro. Come quei maestosi iceberg la cui grandezza oggi ricorda primariamente la loro fragilità, mentre un tempo era associata solamente alla loro forza, alla potenza in grado di far affondare il Titanic. Il mondo bianco è diventato una favola bianca, e come tutte le favole ha anche una morale. Walter Guadagnini


LAST DIAMONDS

LAST DIAMONDS

 

MIA PHOTO FAIR

The Mall Porta Nuova Milano
29 Aprile – 2 Maggio 2016
Stand 32A

La ricerca fotografica di un artista del paesaggio contemporaneo.
La virtù estetica incontra il rigore tematico e la caratura concettuale

Bosso presenta un’anteprima del suo ultimo lavoro, il titolo suona drammatico e ci dà subito la misura di un impegno che l’Autore coltiva da tempo nella salvaguardia dell’Ambiente e della Natura in tutte le sue forme.
Attraverso il medium fotografico pur lavorando con mezzi classici e materiali tradizionali, offre all’osservatore una visione che va oltre ed esprime concetti contemporanei, ma soprattutto cerca di diffondere e condividere quel sentimento insito nella Natura che può trasmettere ammirazione e sgomento al tempo stesso.

Una drammatica bellezza si cela dietro questi giganteschi “frantumi” di ghiacciai che si stanno sciogliendo più velocemente del previsto dal 2012!
Il “Global Warming” sta letteralmente divorando i ghiacciai della Terra; racconta l’Autore:
“Viaggiando ai confini dell’Artico ho raccolto forti emozioni, la fluidità di un simile paesaggio naturale è sconvolgente, se ne percepisce immediatamente la fragilità e soprattutto si tocca con mano il disastro in corso. Sebbene l’Artico sia tanto lontano, in realtà rappresenta il termometro della Terra, è importante che la gente apra realmente gli occhi su ciò che sta avvenendo a causa del riscaldamento globale. Questo progetto è ispirato da un contesto di ampia condivisione delle attuali problematiche ambientali del Pianeta, con l’obiettivo di denunciare lo scioglimento dei ghiacciai causato dai cambiamenti climatici e vuole essere il mio modesto contributo a sensibilizzare il pubblico affinché aderisca ad un’etica di CONSERVAZIONE di quello che è bello ed esiste e che non possiamo permetterci di perdere. Le immagini decantano la bellezza dell’Artico attraverso le emblematiche icone dei grandi Icebergs, ma offrono all’osservatore un serio spunto di riflessione.”

Icebergs ormai sempre più rari e preziosi, gioielli della natura a rischio di estinzione, hanno una vita breve, a volte solo poche settimane, eppure si mostrano fieri come montagne rocciose, inesorabilmente il vento ed il mare ne scolpiscono le pareti creando forme mutevoli senza sosta.

Il dialogo tra Arte e Ambiente può facilitare il processo del cambiamento, favorendo la percezione del problema, la Sostenibilità richiede assolutamente nuovi modi di rapportarsi con la Natura, tutto ciò è indispensabile per evitare “il punto di non ritorno”!


UNEXPECTED FORMS

Photo & Contemporary is pleased to present during Ouverture 2013 inauguration collective TorinoArtGalleries, the staff of Francesco Bosso (Barletta, 1959), known interpreter of the landscape and wildlife in b / w, in the vein of the great American tradition of Edward Brett and Kim Weston and Ansel Adams of the unforgettable and his followers John Sexton and Alan Ross, with whom the author has worked extensively in the USA.
The extraordinary mastery of the art of shooting outdoors with great size and virtuosity in the dark room with the now obsolete analogue process, allow the author to obtain wonderful prints rare and valuable fiber base papers that highlight the clean white and the depth of the tonal values and contrast.
Globetrotter by nature, after years devoted to ethnic and anthropological reports in several African countries and China, which led to some interesting photographic books, the author decided to devote himself to the landscape.
His research aims to isolate forms and natural elements in wild places, where the silence is absolute master. “The landscape is actually a vision of where they merge in a unique atmospheres and moods,” says the author, inspired by the poem Walt Whitman and an Eastern approach, almost Shinto towards nature that loves to be totally immersed.
The process of distilling patient and elaborate selection to the radical extreme synthesis, the one made by the author in respect of the places visited and subjects.
How keenly observes the critic Gianluca Martians: “The world is homogeneous in the eyes of photographer: the United States in the Seychelles, Italy to the Engadin mountains, you feel a thread that sews the different geographies to a consistent discipline of the look. Distances dwindle under the breath of view of the author, it disappears every social aspect in favor of a homogeneous global arrangement … Boxwood stops the moments and make them longer periods, it seeks out the meditative nature and a kind of cosmic consciousness of time … “
After the publication of the “White World”, a book dedicated to the many facets and density of white in nature, the author of 2012 is focusing his research on the incredible variety and majesty of the land in Iceland.
This series is called the “Golden Light” and is characterized by spectacular images with high contrast and light cuts, of which the exhibition will see some interesting and unusual specimens.

UNEXPECTED FORMS edited by Valerio Tazzetti
OPENING: Thursday 26 September from 18.30 to 23.00
EXHIBITION: 27 September – 31 October 2013
EXHIBITION HOURS: Tuesday-Saturday 11,00-13.30 / 15,30-19,30
EXHIBIT: Photo & Contemporary, Via dei Mille, 36 – 10123 Turin


FRANCESCO BOSSO ALLA BIENNALE DI VENEZIA TRA ORDINE E DISORDINE

La 56esima edizione della Biennale di Venezia è alle porte, OraZero ha intervistato in anteprima uno dei fotografi italiani protagonisti dell’evento: Francesco Bosso, ecco come si è presentato a noi:
Bosso ama definirsi un “interprete della natura selvaggia in bianco e nero”; l’artista si presenta a noi come fotografo e viaggiatore, da sempre ispirato da grandi maestri americani come Edward e Brett Weston, e collaboratore di John Sexton e Alan Ross. Al ritorno dal suo ultimo viaggio alle Hawaii ci presenta il suo progetto dal titolo “The beauty between order and disorder”, realizzato in onore delle Biennale di Venezia alla quale parteciperà con un’opera inedita e un parallela mostra personale.

La nostra intervista al fotografo inizia proprio con una domanda riguardante i suoi maestri e fonti di ispirazione. Bosso ci risponde così:

“E’ stato l’incontro con Kim Weston, nipote del grande Edward, a farmi innamorare della fotografia in bianco e nero e a darmi il via all’amore per il Paesaggio e le sue rappresentazioni naturali.”

Quali sono stati i tuoi primi lavori?

Tutte le mie opere hanno come focus la ricerca di elementi particolarmente suggestivi in luoghi incontaminati. Tra i miei lavori precedenti sicuramente vi è “Swahili – African Portraits”, per il quale sono partito con il preciso progetto di fotografare delle tribù in via di estinzione stanziate in vari luoghi del Continente come la Tanzania, Kenia, Zimbawe e Sudafrica.

Dopo L’Africa ho viaggiato per diversi anni in Cina alla ricerca delle minoranze etniche che ho fotografato e pubblicato in China Crossing. Poi sono andato negli States, ed è lì che ho cambiato radicalmente il soggetto dei miei scatti virando verso la ripresa esclusiva del paesaggio naturale.

Che cosa ha determinato questo cambiamento?

E’ stato sicuramente l’incontro con la cultura della Fotografia americana e con alcuni grandi maestri come John Sexton e Alan Ross, le loro foto in bianco e nero della natura sono state per me una grande fonte di ispirazione. Così è nata la serie Americas, dove si nota il mio cambio nel modo di riprendere il soggetto, passando da uno scatto veloce di volti ad un ritratto panoramico eseguito con pazienza e tempi di attesa lunghissimi. Vi stato poi il mio viaggio in Islanda, dal quale deriva la serie After Dark, basata su uno studio della luce crepuscolare e del gioco naturale delle luci ed ombre. Da queste mie esperienze è scaturita in me un’insita necessità di cogliere il paesaggio nella sua veste più intima, per fare ciò, però, ci vogliono molta pazienza, tanta attesa e…lunghi silenzi! C’è da dire che i tempi di realizzazione delle mie foto sono dovuti alla particolare macchina fotografica che utilizzo.

Che fedele camera ti accompagna? Perché è così determinante per le tue foto?

Io lavoro in analogico su banco ottico. Ciò significa che  non uso rullini ma grandi piastre dove è la luce stessa ad incidere l’immagine direttamente. Ogni scatto dunque è lungamente pensato, atteso e calibrato. Per fare una sola foto il tempo medio è di 20 minuti…una gran bella differenza da chi scatta in digitale! Inoltre utilizzo solamente materiali di alta qualità, preziosi al punto da essere sempre più rari come le carte baritate.

A questo punto della conversazione capiamo perché le opere di Bosso siano caratterizzate da un qualche cosa di spirituale e zen, da atmosfere mistiche che vanno oltre la ripresa di un paesaggio sublime dalle evocazioni romantiche. La fotografia di Bosso, infatti, non mira solamente a conferire una perfetta composizione naturalistica, ma essa è circondata da un’aurea di concentrazione e meditazione, ove ad emergere non è più il soggetto ritratto ma il silenzio che lo avvolge.

Il silenzio meditativo del fotografo è ben udibile nella serie White World ove gli elementi naturali di alberi e rocce emergono da una densa foschia e si stagliano su di uno sfondo bianco, i quali ricordano il pennello di artisti nipponici del XV secolo, come ad esempio Sesshū Tōyō (immagine del paravento sottostante) o lo stile pittorico monocromatico orientale del sumi-e.

Perché hai scelto questo titolo per la tua ultima mostra? Nella tua estetica che peso hanno ordine e disordine?

Il titolo è stato scelto in relazione ad uno dei temi della Biennale che si aprirà a Venezia il 9 maggio. Presso la Sala del Tiziano nel contesto della mostra “PresentNearess” presenterò un’opera inedita scattata durante il mio ultimo viaggio ad Hawaii, ove ho scattato circa 100 preziosissime foto in analogico (e sono molte!). In accordo con il tema della Biennale “All the World’s Futures” proposto dal  curatore generale della Biennale di Venezia, Okwui Enwezor, ho scelto di rappresentare il disordine di un paesaggio naturale marino, il quale tende sempre all’ordine, come una reminiscenza inconscia dell’attesa della quiete dopo la tempesta.

Mentre presso il Centro Culturale Candiani di Venezia presenterò una personale sul tema ordine-disordine che ripercorre il mio percorso fotografico dalla origini ad oggi in più di 60 fotografie.

Ringraziamo Francesco Bosso con la promessa di rivederci a Venezia a scoprire la sua opera ancora inedita scelta per la 56esima Biennale.

Dove possiamo ammirare le opere di Bosso?

Presso il Centro Culturale Candiani-Direzione Attività Culturali e Turismo

– Comune di Venezia –

8 maggio –28 Giugno 2015 (opening 7 maggio ore 18)

Centro Culturale Candiani – Venezia-Mestre

A cura di Walter Guadagnini

&

Alla 56esima Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia

Francesco Bosso all’interno della mostra “Present Nearness”

a cura di Susan Mains e Francesco Elisei

9 maggio – 22 novembre 2015

Sala Tiziano – Venezia

Fonte: orazero.com